Ipotesi per una tautologia della disintegrazione
È ormai tardi per cosa?
Il tempo, una componente essenziale nella ricerca di Alessandro Costanzo, si sottrae a ogni nostro tentativo di controllo e il divenire si impone come unica dimensione possibile nell'inevitabile mutevolezza dell'esistenza.
A una condizione presente, così frammentata e discontinua, l'artista risponde immortalando i postumi di un atto distruttivo, in cui risulta impossibile risalire all'identità pregressa dei singoli oggetti.
L'atto della disintegrazione, ovvero la perdita dell'integrità fisica di un corpo, innesca inevitabilmente riflessioni sul caos che precede, in tulle le filosofie, la generazione di un nuovo ordine.
Proprio come ii protagonista del libro di Gombrowicz, Cosmo, Costanzo affronta una realty caotica e multiforme cercando di districarsi tra pezzi e indizi che solo lui sembra vedere. Riallacciandoci proprio alle considerazioni dello scrittore polacco, ogni individuo crea la propria realty selezionando arbitrariamente determinati elementi; stando cosi le cose, qualsiasi presunzione di ordine assoluto viene soppiantata da un'idea di ordine profondamente personale e, conseguentemente, si vanno a definire infiniti mondi possibili e paralleli, tanti quanti sono i soggetti the li pensano.
La realtà caotica e multiforme viene accuratamente setacciata dall'artista, che, proprio partendo dalla raccolta e dall’accumulo dello scarto, riesce a tradurre il caos in nuove forme, associando ad esse un nuovo personale linguaggio segnico. II segno - inteso come traccia visibile, espressione grafica the traduce la rappresentazione di qualcosa, seppur in un linguaggio astratto nel processo di frammentazione dell'oggetto agisce come strumento positivo di ricostruzione, che permette di acquisire, sotto l’unica volontà dettata dal gesto artistico, una rinnovata rappresentazione. La traccia visibile conserva dunque la memoria dell’oggetto?
In Assembramento #5 Alessandro Costanzo ipotizza una "tautologia della disintegrazione", andando ad annullare completamente la riconoscibilità della forma primigenia, attraverso la sovrapposizione e la stratificazione di segni, line e contorni. In questo modo, quel che resta dell'oggetto riesce a svelare un suo nuovo ordine, assume una nuova identità, ipotizza un nuovo kosmos per una ritrovata dimensione in cui immaginare rinnovate possibilità di esistenza e, perchè no, di "assembramento".
2020 | Martina Campese e Raffaella Ferraro
È ormai tardi per cosa?
Il tempo, una componente essenziale nella ricerca di Alessandro Costanzo, si sottrae a ogni nostro tentativo di controllo e il divenire si impone come unica dimensione possibile nell'inevitabile mutevolezza dell'esistenza.
A una condizione presente, così frammentata e discontinua, l'artista risponde immortalando i postumi di un atto distruttivo, in cui risulta impossibile risalire all'identità pregressa dei singoli oggetti.
L'atto della disintegrazione, ovvero la perdita dell'integrità fisica di un corpo, innesca inevitabilmente riflessioni sul caos che precede, in tulle le filosofie, la generazione di un nuovo ordine.
Proprio come ii protagonista del libro di Gombrowicz, Cosmo, Costanzo affronta una realty caotica e multiforme cercando di districarsi tra pezzi e indizi che solo lui sembra vedere. Riallacciandoci proprio alle considerazioni dello scrittore polacco, ogni individuo crea la propria realty selezionando arbitrariamente determinati elementi; stando cosi le cose, qualsiasi presunzione di ordine assoluto viene soppiantata da un'idea di ordine profondamente personale e, conseguentemente, si vanno a definire infiniti mondi possibili e paralleli, tanti quanti sono i soggetti the li pensano.
La realtà caotica e multiforme viene accuratamente setacciata dall'artista, che, proprio partendo dalla raccolta e dall’accumulo dello scarto, riesce a tradurre il caos in nuove forme, associando ad esse un nuovo personale linguaggio segnico. II segno - inteso come traccia visibile, espressione grafica the traduce la rappresentazione di qualcosa, seppur in un linguaggio astratto nel processo di frammentazione dell'oggetto agisce come strumento positivo di ricostruzione, che permette di acquisire, sotto l’unica volontà dettata dal gesto artistico, una rinnovata rappresentazione. La traccia visibile conserva dunque la memoria dell’oggetto?
In Assembramento #5 Alessandro Costanzo ipotizza una "tautologia della disintegrazione", andando ad annullare completamente la riconoscibilità della forma primigenia, attraverso la sovrapposizione e la stratificazione di segni, line e contorni. In questo modo, quel che resta dell'oggetto riesce a svelare un suo nuovo ordine, assume una nuova identità, ipotizza un nuovo kosmos per una ritrovata dimensione in cui immaginare rinnovate possibilità di esistenza e, perchè no, di "assembramento".
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