Ipotesi per una tautologia della disintegrazione

2020 | Martina Campese e Raffaella Ferraro


Il lavoro di Alessandro Costanzo sprigiona un vortice di energie contrastanti, in cui i principi di riconoscibilità della rappresentazione si annullano nella disintegrazione dell'oggetto. Una collisione di sagome indefinite che lottano tra loro e nell'incontro/scontro liberano una carica esplosiva in grado di rivelare tutta la potenza e l'unicità del frammento.
 
Il procedimento creativo messo in atto dall'artista asseconda il naturale incedere del tempo, mediante un'azione progressiva di documentazione e accumulo di appunti, scorie e frammenti che, come in un ragionamento sineddotico, nel lavoro finale si traduce in un'operazione di valorizzazione della parte per il tutto. Nell'ottica di una sublimazione del "superfluo", Alessandro Costanzo raccoglie quel che resta dei macchinari esplosi, tracciandone e riportandone i contorni sulla superficie del foglio, attraverso un meticoloso processo di sovrapposizione e intersezione. Tutto il lavoro si presenta così come una sorta di vertigine creativa in cui gli esoscheletri delle macchine trituratrici collidono fra loro fino ad annientare la loro stessa identità originaria. Nell'ammassarsi di rottami ridotti in poltiglia, diviene quindi impossibile distinguere la singolarità dell'oggetto, che ormai persa la sua integrità trova nuovo valore e significato in una composizione caotica collettiva, in cui, dall'assembramento di forme ibride, l'artista sviluppa la sua personale "meccanica della distruzione".
 
Questa particolare forma di "poetica dell'annullamento" nasce da un meditato dialogo tra coppie di opposti - rappresentazione e disintegrazione, creazione e distruzione, costruzione e de-costruzione e riesce a trovare il suo punto di equilibrio proprio nell'indefinibilità e nell'unicità dei singoli frammenti, nonché nelle nuove composizioni che si originano a partire dall'incontro tra essi.

  Assembramento #5 è un ammasso intricato di forme / non forme astratte, risultanti da una serie di singoli processi distruttivi, in cui l'artista interviene come in un'istantanea a fissare sul foglio la fase di passaggio della materia dalla riconoscibilità del prima alla indecifrabilità del dopo. Qua e là, qualche parola sparsa si intravede nella trama della composizione: vertigine, collisione, detonazione, disinnescare, poltiglia. Poi una frase, che introduce una finestra temporale e suona quasi come un monito: "agisco in ritardo".

È ormai tardi per cosa?
 
Il tempo, una componente essenziale nella ricerca di Alessandro Costanzo, si sottrae a ogni nostro tentativo di controllo e il divenire si impone come unica dimensione possibile nell'inevitabile mutevolezza dell'esistenza.
A una condizione presente, così frammentata e discontinua, l'artista risponde immortalando i postumi di un atto distruttivo, in cui risulta impossibile risalire all'identità pregressa dei singoli oggetti.
 
L'atto della disintegrazione, ovvero la perdita dell'integrità fisica di un corpo, innesca inevitabilmente riflessioni sul caos che precede, in tulle le filosofie, la generazione di un nuovo ordine.



Proprio come ii protagonista del libro di Gombrowicz, Cosmo, Costanzo affronta una realty caotica e multiforme cercando di districarsi tra pezzi e indizi che solo lui sembra vedere. Riallacciandoci proprio alle considerazioni dello scrittore polacco, ogni individuo crea la propria realty selezionando arbitrariamente determinati elementi; stando cosi le cose, qualsiasi presunzione di ordine assoluto viene soppiantata da un'idea di ordine profondamente personale e, conseguentemente, si vanno a definire infiniti mondi possibili e paralleli, tanti quanti sono i soggetti the li pensano.
 
La realtà caotica e multiforme viene accuratamente setacciata dall'artista, che, proprio partendo dalla raccolta e dall’accumulo dello scarto, riesce a tradurre il caos in nuove forme, associando ad esse un nuovo personale linguaggio segnico. II segno - inteso come traccia visibile, espressione grafica the traduce la rappresentazione di qualcosa, seppur in un linguaggio astratto nel processo di frammentazione dell'oggetto agisce come strumento positivo di ricostruzione, che permette di acquisire, sotto l’unica volontà dettata dal gesto artistico, una rinnovata rappresentazione. La traccia visibile conserva dunque la memoria dell’oggetto?
 
In Assembramento #5 Alessandro Costanzo ipotizza una "tautologia della disintegrazione", andando ad annullare completamente la riconoscibilità della forma primigenia, attraverso la sovrapposizione e la stratificazione di segni, line e contorni. In questo modo, quel che resta dell'oggetto riesce a svelare un suo nuovo ordine, assume una nuova identità, ipotizza un nuovo kosmos per una ritrovata dimensione in cui immaginare rinnovate possibilità di esistenza e, perchè no, di "assembramento".

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