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Deserti

2021-2022


Il ciclo “Deserti” si sviluppa come una serie di lavori a parete e nasce da un’indagine sull’”ozio”.
Il lasso di tempo in cui rimango seduto a “non-agire” sul divano dello studio, viene cronometrato e convertito in mq di ovatta sintetica.
L’ovatta, materia altamente diffusa all’interno delle abitazioni, diventa così pretesto per censire tempo e peso del corpo.
Su queste porzioni di materia rielaboro stratificazioni monocrome che subiscono un processo di compressione all’interno di uno spazio delimitato da reti metalliche.


The "Deserts" cycle develops as a series of wall artworks and stems from an investigation into "idleness".
The amount of time in which I sit on the sofa in my studio, "without acting", is timed and converted into square metres of synthetic wadding.
Wadding, a highly common material in the home, thus becomes a pretext for taking a census of time and body weight.
On these portions of material I re-elaborate monochrome stratifications that undergo a process of compression inside a space delimited by metal nets.





[...] Per Costanzo la dimensione del fare coincide con l’esplorazione dei confini del lessico scultoreo che di volta in volta vengono reinventati. Accade con i Deserti, brandelli di ovatta incastonati dentro telai reticolari; anch’essi sono soglie, spazi di mediazione tra due dimensioni, luoghi da investigare con cura perché evidenziano una dimensione altra, misteriosa, altera. L’ovatta sta a indicare la capacità della scultura di essere mutante, di estraniarsi da un confine (che è poi quello della rete metallica), di tentare nuove vie, ulteriori forme da comporre e ricomporre.

Lorenzo Madaro - Soglie ︎︎︎


[...] For Costanzo, the dimension of doing coincides with the exploration of the boundaries of the sculptural lexicon, which are reinvented from time to time. This happens with Deserti, scraps of cotton embedded in mesh frames; they too are thresholds, spaces of mediation between two dimensions, places to be carefully investigated because they highlight another, mysterious, and different dimension. The cotton indicates the sculpture's ability to be mutable, to estrange itself from a boundary (which is that of the metal netting), to attempt new paths, further forms to compose and recompose.

 



È così che succede nei suoi Deserti (2021-2022), dove l’azione pittorica viene riconcepita dal riempimento di ovatta in uno spazio retinato. La grandezza di ogni formato è direttamente proporzionale al tempo che l’artista ha passato sul suo divano nello studio a riposarsi (coinvolto in altre azioni: del leggere, del divagare, del sognare). L’ovatta d’altro canto è proprio ciò che permette la sofficità dei nostri pensieri e che al tempo stesso resta celata allo sguardo.

L’opera misura il tempo di sosta del lavoro più che il lavoro in sé. Forse perché l’artista riconosce nella pausa lo sviluppo di reti di idee, così come il corpo in allenamento sviluppa la massa muscolare a riposo. Quest’ultima serie mostra come l’artista sia pienamente consapevole dell’indeterminazione del tempo, e del fatto che l’opera d’arte debba porsi come un dispositivo di prolungamento dell’occhio verso questi molteplici sguardi sul mondo, che non è univoco e quindi racchiudibile in un’immagine definita, ma un’immagine aperta così come sono aperte le variabili di descrizione dei tempi e degli spazi del mondo, da quelli reali a quelli mentali e linguistici, da quelli sognati, intravisti o semplicemente immaginati.


Marcello Francolini - Studio visit | La Qudriennale di Roma ︎︎︎

This is how it happens in his Deserti (2021-2022), where the painterly action is reconceived through the filling of cotton into a reticulated space. The size of each format is directly proportional to the time the artist has spent resting on his couch in the studio (involved in other actions: reading, digressing, dreaming). The cotton, on the other hand, is precisely what allows for the softness of our thoughts and at the same time remains concealed from view.

The work measures the time of work stoppage more than the work itself. Perhaps because the artist recognizes in the pause the development of networks of ideas, just as the body in training develops muscle mass at rest. This last series shows how the artist is fully aware of the indeterminacy of time, and that the work of art must be a device for prolonging the eye towards these multiple views on the world, which is not univocal and therefore encapsulated in a defined image, but an open image as the variables of description of the times and spaces of the world are open, from the real to the mental and linguistic ones, from the dreamed, glimpsed or simply imagined ones.








©️ 2019—2023  Alessandro Costanzo 
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