Due barre di ottone della medesima lunghezza terminanti con due piccoli arpioni, sono poste verticalmente a ridosso di un angolo per contendersi “l’altezza”.
Una di esse prevarica sull’altra estendendosi grazie ad una “stampella” di ottone tenuta da alcuni elastici.
In un “sorpasso” precario, l’ascesa competitiva rivela le sue fragilità.
Il titolo “The disease of more” (La malattia del di più), è una frase coniata originariamente da Pat Riley, un allenatore di fama internazionale che ha guidato sei squadre ai campionati dell’NBA.
Riley ha affermato che “la malattia del di più” spiega il perché le squadre vincenti vengono spesso sopraffate, non da squadre migliori ma da dinamiche interne all’organizzazione.
I giocatori, come la maggior parte delle persone, vogliono “di più”. All’inizio, quel “di più” era vincere il campionato. Ma una volta che i giocatori hanno quel campionato, non è più sufficiente. Il “di più” diventa altro: più soldi, più spot televisivi, più riconoscimenti, più tempo di gioco, più spettacoli richiesti, più attenzione da parte dei media, ecc.
Alcuni psicologi chiamano questa costante ricerca del piacere “tapis roulant edonico” perché le persone che sono costantemente alla ricerca di una “vita migliore” finiscono per fare molti sforzi per poi ritrovarsi allo stadio iniziale.
Two brass bars of the same length, ending with two small harpoons, are placed vertically against a corner to compete for “height”.
One of them prevails over the other by extending itself with a brass “crutch” held by some elastics.
In a precarious “overtaking”, the competitive ascent reveals its fragility.
The title “The disease of more” is a phrase originally coined by Pat Riley, an internationally renowned coach who has led six teams to NBA championships.
Riley stated that “the disease of more” explains why winning teams are often overwhelmed, not by better teams, but by internal dynamics within the organization.
Players, like most people, want “more”. At first, that “more” was winning the championship. But once the players have that championship, it is no longer enough. The “more” becomes something else: more money, more TV spots, more awards, more playing time, more demanded shows, more media attention, and so on.
Some psychologists call this constant search for pleasure the “hedonic treadmill” because people who are constantly looking for a “better life” end up making a lot of effort to then find themselves back in the initial stage.
Ostensioni, with Francesco Balsamo, Pietro Fortuna, Anna Guillot, Yvonne Kohler, Zygmunt Piotrowski/Noah Warsaw, Francesco Voltolina, conceived by Anna Guillot, On the contemporary, Catania.