Artist recidency
curated by Collettivo Flock
Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, IT.
Allegoria del giorno è il rituale autocelebrativo che Alessandro Costanzo esegue per l’intera durata della residenza: a giorni alterni lavora e riposa contrastando l’esigenza contemporanea di inseguire il tempo, venendo meno alle dinamiche di in un sistema basato sulla sovrapproduzione di immagini e concetti.
Le sezioni di luminarie che occupano la stanza hanno avuto il peso specifico dell’acqua ingerita dall’artista nei giorni di riposo, con l’intento di dichiarare il suo stare in un luogo e in un tempo che si determina nello scorrere paradossale tra pianificazione e imprevisto. Concedere a un oggetto di raccontare la trasformazione del proprio corpo, infatti, ha molto a che fare con l’accidentalità. Se la sua ricerca si caratterizza per un’attenzione minuziosa al dettaglio e il progetto parte da un disegno specifico, la sua messa in atto fallisce ripetutamente e la luminaria diventa il feticcio di una pratica festiva che Costanzo sceglie come pretesto per celebrare il suo stesso giorno. Una volta cotta l’argilla, pesata e modellata nei giorni di attività, ha perso una parte di quel peso che nel momento dell’esposizione, quindi della condivisione con il pubblico, l’artista restituisce nel titolo: ognuna delle sculture è intitolata con il peso mancante, quello perso durante la cottura, che l’ha trasformata da manufatto in oggetto artistico.
Silvia Maiuri
Le sezioni di luminarie che occupano la stanza hanno avuto il peso specifico dell’acqua ingerita dall’artista nei giorni di riposo, con l’intento di dichiarare il suo stare in un luogo e in un tempo che si determina nello scorrere paradossale tra pianificazione e imprevisto. Concedere a un oggetto di raccontare la trasformazione del proprio corpo, infatti, ha molto a che fare con l’accidentalità. Se la sua ricerca si caratterizza per un’attenzione minuziosa al dettaglio e il progetto parte da un disegno specifico, la sua messa in atto fallisce ripetutamente e la luminaria diventa il feticcio di una pratica festiva che Costanzo sceglie come pretesto per celebrare il suo stesso giorno. Una volta cotta l’argilla, pesata e modellata nei giorni di attività, ha perso una parte di quel peso che nel momento dell’esposizione, quindi della condivisione con il pubblico, l’artista restituisce nel titolo: ognuna delle sculture è intitolata con il peso mancante, quello perso durante la cottura, che l’ha trasformata da manufatto in oggetto artistico.
Silvia Maiuri